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"E' in corso uno sforzo concentrato per prevedere e gestire il comportamento umano in modo che gli scienziati sociali e l'elite dittatoriale possano essere in grado di controllare le masse e proteggersi dalle ricadute di un'umanità libera completamente risvegliata. Solo risvegliandoci ai loro tentativi di metterci a dormire noi abbiamo una possibilità di preservare il nostro libero arbitrio." Nicholas West
Scie Chimiche
Chi ci avvelena dal cielo?
Giù le mani dalla Madre Terra
Giù le mani dalla Madre Terra Questa è una campagna globale per difendere la nostra casa unica e bellissima, Pianeta Terra, la minaccia rappresentata dagli esperimenti di geo-ingegneria
La sfuggente materia oscura e l'ancor più enigmatica energia oscura possono essere studiate anche in laboratorio senza dover aspettare di rilevare i prodotti diretti della loro interazione con la matera ordinaria in seguito a collisioni cosmiche ad altissima energia. A dimostrarlo sono due studi che hanno posto diversi limiti alle possibili teorie su di esse
Le teorie che cercano di spiegare la materia oscura e e l'energia oscura hanno ora dei limiti più stringenti grazie a due studi pubblicati su “Science”. Questi studi mostrano inoltre come sia possibile ricercare effetti misurabili di queste due sfuggenti entità con esperimenti “di laboratorio” invece di essere costretti a rilevarne le componenti nelle collisioni ad altissima energia che avvengono su scala cosmica e – forse - in quelle realizzabili in acceleratori della potenza di LHC al CERN..
La materia oscura serve a spiegare l'esistenza delle galassie, il cui vorticoso moto rotatorio dovrebbe disintegrarle se non fosse compensato da una forza gravitazionale decisamente molto più elevata di quella prodotta da tutta la materia ordinaria che contengono. L'energia oscura è stata invece postulata nel 1998, quando gli scienziati hanno osservato che l'universo si sta espandendo a un ritmo sempre crescente, apparentemente sotto l'influsso di una pressione invisibile che permea tutto lo spazio.
Cos'è l'epigenetica? E' possibile riprogrammare le cellule? Siamo abituati a sentir parlare di genetica e codice genetico. La scienza oggi ha scoperto come il DNA da solo non potrebbe spiegare la genesi di tutti i fenomeno biologici che conosciamo. Esiste un'informazione che sta sopra il codice genetico e che ordina e controlla l'accensione e lo spegnimento dei geni. L'epigenetica. Uno dei pionieri in questi studi è il dott. Pier Mario Biava che da più di 20 anni fa ricerca sulle cellule staminali e sui loro meccanismi di differenziazione. Lavorando su un piccolo pesce, lo zebrafish, è riuscito ad identificare i meccanismi coi quali che mediano il trasferimento dell'informazione epigenetica al DNA. Si tratta dei fattori di differenziazione staminale. A seguito di queste scoperte Biava ha iniziato a fare dei test per verificare la domanda di partenza: è possibile riprogrammare le cellule? Il concetto dell'informazione che sta alla base della materia e che ordina e regola l'espressione dei geni è molto simile all'antico concetto dell'akasha, tema intorno al quale il filosofo Ervin Laszlo da anni porta avanti ricerche ed iniziative di divulgazione. In questo documentario troverete molte risposte sia sulla natura di questi fenomeni che sulle prime applicazioni pratiche di queste ricerche.
L'olotipo della mascella superiore di Australopithecus deyiremeda
trovato il 4 marzo 2011.
Credit: Yohannes Haile-Selassie/copyright Cleveland Museum of Natural History
Un nuovo relativo si unisce a "Lucy" sull'albero famiglia umana. Un team internazionale di scienziati, guidato dal dottor Yohannes Haile-Selassie del Museo di Storia Naturale di Cleveland, ha scoperto una nuova specie di antenato dell'uomo datata a 3,3-3,5 milioni di anni fa. Fossili della mascella superiore e inferiore estratti nell'area di Woranso-Mille nella regione di Afar in Etiopia sono stati assegnati alla nuova specie Australopithecus deyiremeda. Questo ominide vissuto accanto alla famosa "Lucy", specie Australopithecus afarensis. Le specie sono descritte nel numero del 28 maggio 2015 della rivista scientifica internazionale Nature.
Comunemente si ritiene che le lingue moderne si siano evolute dai grugniti degli uomini primitivi nelle forme complesse diffuse al giorno d'oggi. Nel corso degli eoni il vocabolario e le strutture grammaticali sarebbero diventati sempre più complessi. Eppure la documentazione storica sembra suggerire altro.
E' evidente infatti che la struttura grammaticale del linguaggio tenda a decadere nel tempo da forme complesse a forme sempre più esemplificate.
L'inglese è la più recente delle lingue moderne. Nacque circa 800 anni fa, dopo l'invasione normanna della Gran Bretagna, sotto forma di sintesi del francese e dell'anglosassone, le cui radici sono principalmente tedesche. Nel francese i nomi possiedono due generi: maschile e femminile. Nei sostantivi tedeschi i nomi hanno tre generi: maschile, femminile e neutro. Ma nei sostantivi inglesi il genere è assente (a parte un paio di eccezioni).
Un fascio laser "tocca" un oggetto; un altro, a lunghezza d'onda diversa, scatta una fotografia: un esperimento sfrutta il misterioso effetto quantistico dell'entanglement
di Dan Vergano
A realizzare queste immagini è stato un fascio di luce che non aveva effettivamente "visto" le sagome dei gattini. Fotografia di Gabriela Barreto Lemos
I fotoni, come è noto, sono le particelle che costituiscono la luce. Vedere un oggetto - o riprenderlo con una macchina fotografica - significa captare i fotoni che, dopo aver investito quell'oggetto vengono riflessi verso di noi.
Ma queste immagini, pubblicate dalla rivista Nature, sono state realizzate in un modo del tutto diverso: i fotoni catturati dalla macchina fotografica non hanno mai raggiunto l'oggetto ripreso, ma sono riusciti ugualmente a "vederlo" grazie a un fenomeno detto entanglement, uno dei più paradossali effetti della meccanica quantistica, tale da far perdere il sonno a padri della fisica moderna come Niels Bohr o Albert Einstein.
1. Premessa. 2. L'amore sentimentale e l'attrazione sessuale negli esseri umani. 3. L'amore non sentimentale e l'attrazione. 4. L'amore come la forza più potente dell'universo.
1. Premessa.
Dante e molti esoteristi, filosofi, religiosi, fanno spesso riferimento ad una legge dell’amore che guiderebbe l’universo.
Il gruppo segreto cui Dante apparteneva era denominato “Fedeli d’Amore” non perché il loro fine fosse quello di concentrarsi sull’amore per la donna, come ci hanno spesso raccontato a scuola, ma quello di dedicarsi alla legge universale dell’amore/attrazione.
L’amore, quindi, è attrazione, forza vitale che porta a creare qualcosa o qualcuno. E’ stato chiamato “amore” perché la parola è composta da a (alfa privativo) e morte; l’amore quindi è la vita, il contrario della morte che è invece distruzione, annientamento.
Avvertenza: le seguenti informazioni costituiscono un tentativo di sintesi tra visioni tradizionali e moderne. Si tratta di un approccio che non ha per nulla la pretesa di chiarire questo mistero nei dettagli perché questo è compito della scienza segreta dell’alchimia interiore. Presentiamo queste informazioni al semplice scopo di mostrare che la via gnostica operativa non ha niente a che vedere con le fantasie della New Age e le false evidenze dell’occultismo. Si tratta del mistero fondamentale della Religione universale, conoscenza ignorata dai «saggi di questo mondo».
La conoscenza della Merkaba proviene da cerchie mistiche che detenevano le chiavi d’interpretazione della «visione di Ezechiele», un libro profetico incorporato al canone biblico. Merkaba significa «carro» o «carrozza» in ebraico. La «visione del Carro» è la descrizione fantastica di un veicolo celeste dotato di un’apparecchiatura complessa. La traduzione della Bibbia non rende conto della natura straordinaria di questa apparizione in cui si è voluto vedere la descrizione di un UFO. La descrizione della Merkaba tenta di mostrare gli scambi energetici e i fenomeni elettromagnetici con l’ausilio di immagini sorprendenti: angeli, ruote circondate da occhi, fulmine, correnti di fuoco... Le cerchie di mistici che erano incentrati sull'interpretazione esoterica della visione del Carro hanno ereditato questa conoscenza dagli gnostici greci e persiani, che a loro volta l’avevano ereditata da una tradizione caldea, una tradizione arcaica sumera.
La questione del risveglio é spesso soggetta a dibattito. Regnano nell’ambiente spirituale molti offuscamenti riguardanti la questione del risveglio ed anche molti sogni, estrapolazioni e puri fantasmi. Vi invito dunque alla più grande circospezione, a fare appello al vostro senso critico ed altrettanto alla vostra fiducia nella Via e nell’istruttore che seguite forse già.
E’ un sottile equilibrio da trovare, ma é qui una delle grandi virtù dell’autentico discepolo di riconoscere un cammino autentico. Per intraprendere questa questione, e benché io sia su un cammino di spiritualità laica, vado a riprendere a grandi linee ciò che definisco la griglia di lettura sulle tappe d’integrazione del risveglio che utilizza Jack Kornfield nel suo libro Dopo l’estasi, il detersivo e che é tratto dal buddismo Theravada. Utilizzo questo in quanto ha il merito di essere sia chiaro che conosciuto (meglio riconosciuto). Tuttavia, vi invito a vedere al-di-là di ogni forma e tentare di gustare il fondo del soggetto.
Per iniziare, distingueremo ciò che nominiamo risveglio e la Realizzazione. Ho incontrato differenti istruttori e maestri spirituali per cui il risveglio é di fatto l’inizio del Cammino. E’ del tutto fuorviante, la prima volta che vediamo chiaramente, ciò che questo approccio significhi. Le implicazioni di questa affermazione mostrano che vi é inizialmente una sorta di propedeutica alla via. Una preparazione che può durare un certo numero di anni e in cui si é ciò che la maggior parte chiamano “un cercatore spirituale”.
Ecco Luca il nostro “antenato” comune: dal brodo primordiale alla prima cellula
Secondo i ricercatori dell’università americana del North Carolina è stato necessario un altro codice genetico, più primitivo del nostro Dna, per fare in modo che quasi quattro miliardi di anni fa le molecole molto semplici riuscissero a dare origine al primo organismo cellulare composto da poche centinaia di geni e "vissuto" 3,6 miliardi di anni fa.
Chi siamo, da dove veniamo, chi erano i nostri “antenati”. Domande che hanno da sempre impegnate le menti di filosofi e scienziati. Adesso una prima risposta a questi quesiti c’è. Secondo i ricercatori dell’università americana del North Carolina, i biochimici Richard Wolfenden e Charles Carter, è stato necessario un altro codice genetico, più primitivo del nostro Dna, per fare in modo che quasi quattro miliardi di anni fa le molecole molto semplici del brodo primordiale riuscissero a dare origine a Luca (Last Universal Common Ancestor), ossia il primo organismo cellulare composto da poche centinaia di geni e “vissuto” 3,6 miliardi di anni fa, l’antenato comune a tutti i viventi della Terra.
Gli antichi dovevano essere dotati di un intelletto e di una sensibilità davvero particolari, E “l’archeoacustica” inizia a metterlo in evidenza
I risultati della recente ricerca indicano che i costruttori antichi o preistorici delle strutture monumentali scoperte in luoghi diversi come l’Irlanda, Malta, la Turchia meridionale e il Perù hanno tutti una caratteristica peculiare comune – potrebbero essere stati progettati appositamente per condurre e manipolare il suono al fine di produrre determinati effetti sensoriali.
L’archeoacustica è una nuova disciplina che si sta rivelando particolarmente importante per capire le reali funzioni di determinati siti archeologici, come pure di alcuni antichi manufatti. Fino a pochi anni fa, l’archeologia si era concentrata primariamente sull’aspetto più concreto dei reperti archeologici (strutture architettoniche, reperti, caverne…), ovvero la loro componente fisica più materiale.
Cosa rappresenta l'esperienza vissuta nel sogno? Un'altra forma di realtà possibile? O una bizzarria del cervello? L'esperienza del "viaggio sciamanico" nella dimensione del sogno lucido. Una occasione da sperimentare per conoscersi meglio e per aprire porte su altre dimensioni dell'esistenza?
di Giancarlo Barbadoro
Sogniamo o siam desti?
L'esperienza dei sogni porta a porsi molti interrogativi sulla natura dell'esistenza che stiamo vivendo. Che cos'è il sogno? Si apre su altre dimensioni dell'universo oppure è il cervello che attua la sua regia inventando situazioni virtuali e inesistenti? La scienza cerca di dare delle spiegazioni fisiologiche alla manifestazione onirica, ma che valore possono avere queste stesse quando vengono riferite a mere funzioni dell'Ippocampo, ai neuroni o ad altre sostanze prodotte dal cervello, senza entrare nel merito dell’esperienza vissuta dal soggetto? Dopotutto ciascun individuo sviluppa la sua coscienza di esistere basandosi su questi elementi cerebrali, ma ciò non vuol dire che l'esistenza esista per merito di questi stessi elementi. Essi non fanno altro che portare la coscienza dell'individuo ad affacciarsi all'esistenza che sussiste al di là di ogni fisiologia possibile. Per cui, che cosa può essere la natura del sogno? Un effetto dei neuroni o qualcos'altro che esiste a prescindere del loro lavoro? Si potrebbe obiettare che il sogno avviene di notte durante il sonno e che quindi è il cervello che lo produce. Non quadra, poiché anche di giorno noi percepiamo solo quello che il nostro cervello ci lascia percepire. E allora? Ci sono due forme di esistenza? Una nella condizione di veglia e una nella condizione di sonno? Il sogno rappresenta una dimensione reale simile a quanto viene vissuto nella condizione di veglia?